Parliamo ancora di virus. Questa volta però non ci fermiamo a casa nostra, nella nostra città, paese o continente. Adesso proviamo a guardare oltre e immaginare come può accedere alle misure minime di protezione una famiglia che riesce a malapena a procurarsi il cibo. Parliamo del sapone per lavare correttamente le mani, o della possibilità di accedere ad una struttura sanitaria per curarsi.
La Banca Mondiale sta supportando un’indagine per analizzare le conseguenze socio-economiche legate al Covid e alcuni dati ce li racconta la rivista del CUAMM “Salute e Sviluppo” nel numero 81 di dicembre 2020.
La consapevolezza della pandemia e della situazione difficile che stiamo vivendo è diffusa tra tutte le categorie di popolazione, la preoccupazione è presente e legata non solo agli effetti del virus ma anche all’impossibilità di accedere alle cure in caso di contagio. Vi sono importanti disuguaglianze nell’accesso ai beni e servizi essenziali: se l’acqua non è un problema urgente per quasi tutta la popolazione Ugandese, la possibilità di acquistare sapone è notevolmente più bassa per le famiglie più povere.
La conoscenza dei principali sintomi è invece strettamente legata ai livelli di istruzione delle persone coinvolte: chi non è mai andato a scuola non riconosce la febbre come possibile sintomo e non protegge gli altri dal contagio. Le famiglie più povere o chi vive in zone rurali sono meno consapevoli dell’uso di misure di prevenzione come l’uso dei disinfettanti o il toccarsi.
L’accesso ai servizi sanitari è negato per 1 persona su 3 di quelle che ne hanno bisogno; mancano i soldi per potersi spostare o per accedere ai servizi delle strutture sanitarie, a volte mancano persino i mezzi di trasporto per raggiungerle.
Infine la scuola resta inaccessibile per molti bambini, il cui numero è aumentato nel momento in cui le hanno chiuse e proseguito con la didattica a distanza.