Venezuela

Verso il declino di un paese

Periodo

Dl 2005 al 2013

Luogo

Venezuela, America del Sud

Collaborazioni

CUAMM, Padova

Panoramica del paese

Nel 2003 è entrata a far parte del gruppo di sanitari impegnati nel volontariato internazionale, la dott. M. Angelica Fabbro, chirurgo pediatra a Vicenza, laureata e specializzata in Venezuela con riconoscimento dei titoli in Italia.

Team leader in due missioni in Ecuador (2003-2004) e tra i fondatori di Surgery for Children nel 2006, la dott. Fabbro non aveva mai interrotto i contatti con i suoi colleghi venezuelani i quali, dopo l’avvento del Presidente Ugo Chavez nel 1998, vivevano una realtà sociale e lavorativa molto difficile. 

Quando essi hanno saputo dell’impegno umanitario della loro collega, hanno inoltrato una richiesta di collaborazione sanitaria arrivata proprio nel momento in cui il gruppo di volontari si stava strutturando come Associazione legalmente riconosciuta.

Il Venezuela nel 2005, in piena Rivoluzione Bolivariana, era ancora tra i più grandi produttori di petrolio, e la dipendenza dal greggio, fonte quasi esclusiva dei proventi dall’esportazione era, insieme all’inflazione, tra i principali problemi economici del paese. Le importazioni dall’estero non erano sostenibili e cominciavano a mancare medicinali e generi alimentari. Gran parte della popolazione viveva in vere e proprie baraccopoli ad altissima densità abitativa, con alti tassi di povertà e malattia e con un sistema sanitario inesistente, ed i contrasti sociali con la vecchia oligarchia erano molto forti.

Gli investimenti in campo sanitario erano limitati, gli ospedali pubblici funzionavano poco e male ed i pazienti dovevano procurarsi personalmente i medicinali ed il materiale sanitario di base come garze, siringhe e fili di sutura. Le cliniche private invece, sostenute dal sistema delle assicurazioni pagate dal datore di lavoro, offrivano professionalità e buon livello tecnologico, ma non erano accessibili alla popolazione più povera ed in particolare ai disoccupati e alle loro famiglie, prive di assistenza sanitaria.

Il governo centrale, per supportare la salute di base aveva chiesto l’aiuto di medici cubani e li aveva dislocati nelle aree più disagiate, i barrios, nei Centri di Diagnostica Integrale utilizzati per la diagnosi e la terapia chirurgica di base, e per le malattie oculari (Missione Milagro). Per gli ospedali pubblici invece aveva creato il “Plan Bolivar 2000” con il quale gruppi di chirurghi venezuelani (Operativos Medicos) venivano inviati negli ospedali di 3° livello per sopperire alle carenze esistenti ed operare i pazienti in lista di attesa che altrimenti non sarebbero mai stati operati.

Queste soluzioni avevano scatenato una serie di conflitti istituzionali le cui conseguenze erano state: la fuga di specialisti dagli ospedali governativi, ridotte opportunità di cure per la popolazione povera, e ricorso forzato alle cliniche private.

Scenario della missione

È questo lo scenario in cui SFC arriva a Barinas nel novembre 2005; le missioni saranno sette (fino al 2013) e si incroceranno con molti degli eventi che hanno portato il paese al completo disastro economico e sociale.

All’inizio i team, inseriti negli Operativos Medicos del governo centrale, erano seguiti dall’esercito perfino in sala operatoria; poi, collaudate le collaborazioni, si sono formate naturalmente equipe chirurgiche dei due paesi, accomunate dallo stesso obiettivo: portare aiuto ai bambini con malformazioni congenite correggibili delle fasce più povere e disagiate, altrimenti senza opportunità di cure.

Le spese per viaggi aerei, trasporti interni, alloggio e materiali sanitari sono state sostenute in parte da SFC ed in parte da Istituzioni venezuelane (Governo Centrale, Governi degli Stati di Barinas e Coro, Pedevesa, Caritas venezuelana, Università, Ospedali , Società Venezuelano di Chirurgia Pediatrica); una parte dei materiali di consumo per gli interventi, e la strumentazione specialistica avanzata (stimolatore muscolare ed uro-endoscopio pediatrico), sono stati portati ogni volta dall’Italia.

Le missioni coniugavano cooperazione sanitaria con finalità umanitaria ed interscambio scientifico, e la formula favoriva l’integrazione del gruppo nella realtà sanitaria del paese. I bambini da operare e gli inviti di collaborazione aumentavano di anno in anno, insieme allo spazio dato alle iniziative italo-venezuelane su stampa e TV locali. Stava nascendo un vero e proprio progetto di cooperazione sanitaria tra l’Italia ed il Venezuela, e l’Ambasciata Italiana avendo avuto modo di apprezzare l’impegno e la professionalità del gruppo, si è impegnata a valorizzarne le attività presso le istituzioni. Anche la comunità degli emigrati italiani che ha visto la presenza di SFC come un segnale di vicinanza della patria in un momento di difficoltà, si è mobilitata con grande entusiasmo coordinata dalla segretaria della Caritas di Barinas, Alessandra Rizzolo sempre disponibile, concreta e positiva.

La situazione del paese precipitava molto rapidamente, e nel 2008 con il crollo mondiale dei prezzi del petrolio, l’economia che era completamente dipendente dal greggio ed appesantita da anni di politiche monetarie scriteriate, era andata definitivamente in crisi.

Nel 2009 poi il presidente Chávez era riuscito a far approvare un pacchetto di emendamenti costituzionali che avevano rafforzato il suo potere, ma avevano anche fatto scappare gli ultimi capitali esteri.

Così, disoccupazione, perdita di produttività, carenza di medicinali e generi di prima necessità, inflazione galoppante, corruzione, insicurezza sociale… rendevano il paese una polveriera.

Il 7 Ottobre 2010 Chávez veniva riconfermato presidente con elezioni contestate e vinte di misura, e la 6° missione si è svolta, in un clima di proteste e violenza, appena 5 giorni dopo le elezioni. In precedenza a maggio si era tenuta a Caracas la Riunione del Consiglio Italo-Venezuelano durante la quale il progetto di cooperazione di SFC per la chirurgia delle malformazioni congenite uro-genitali e gastro-intestinali, era stato inserito negli accordi preliminari in tema di salute sottoscritti dai Ministri degli Esteri.

A novembre, nel corso della missione, l’Ambasciata d’Italia ha assunto altre iniziative concrete per rendere effettivi gli intenti sottoscritti, patrocinando un incontro tra il Vice Ministro della Salute dott. Espagna, i vertici della Società Venezuelana di Chirurgia Pediatrica e SFC. Qualche giorno prima anche il Governatore dello Stato di Barinas Adan Chavez, fratello del presidente, aveva dichiarato ufficialmente durante una visita in ospedale, che avrebbe sostenuto la proposta dell’ambasciata italiana di replicare le missioni in altre realtà del paese.

Il progetto che prendeva forma, ero il frutto di un insieme di fattori: certamente l’impegno di SFC, ma anche la disponibilità dei chirurghi locali, l’empatia generata durante le ore di lavoro svolte insieme a favore di persone deboli, del particolare momento del paese, e non ultimo degli stimoli da parte dell’Ambasciata d’Italia alle istituzioni venezuelane.

Purtroppo dopo le elezioni il clima divenne ancora più incandescente, ed il paese sempre più insicuro e pericoloso. Il popolo chavista era stanco di alcuni aspetti del regime ed identificava ancora l’opposizione con l’oligarchia.

Le ondate di proteste sociali guidate dalla rabbia delle sacche metropolitane di povertà, preannunciavano la crisi che sarebbe scoppiata all’inizio del 2013, e nonostante l’appoggio rassicurante dell’ambasciata Italiana, si decise di interrompere le missioni.

Da un lato i nostri colleghi, condizionati dalle proprie difficoltà quotidiane in famiglia, erano meno propensi a rivolgere l’attenzione ai problemi altrui, dall’altro cominciava a non essere più certo il supporto delle istituzioni locali allo sbando per
– la protezione dei volontari,
– lo sdoganamento senza tangenti in aeroporto dei costosi materiali sanitari,
-il cambio della valuta al mercato nero, visto che l’inflazione galoppante superiore al 500.000%, rendeva improponibile il cambio ufficiale per le spese da fare in loco.

Nel disastro di un’intera nazione in sfacelo, il progetto di cooperazione perdeva ogni significato, e nel 2011 e 2012 non vennero svolte missioni.

L’Ambasciata Italiana però nel 2012 aveva proposto per SFC l’onorificenza della “Stella d’Italia”, onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica Napolitano, da consegnare in Venezuela. Chávez nel frattempo, era stato riconfermato presidente nelle elezioni ripetute nel 2012, ma era malato e curato di nascosto a Cuba.

Egli scomparve misteriosamente dai riflettori sostituito ad interim dal suo vice Maduro e fu dichiarato morto nel marzo 2013… con molti dubbi sulla data reale.

Ad Aprile 2013 Nicolás Maduro fu eletto nuovo presidente del Venezuela.

La 7° missione venne svolta nel pieno dei funerali del Presidente Chavez, dal 14 febbraio al 3 marzo 2013. La tensione è altissima soprattutto a Caracas dove presso l’Ambasciata d’Italia, l’ambasciatore dott. Paolo Serpi aveva organizzato la cerimonia per la consegna della Decorazione della Stella d’Italia al dott. d’Agostino ed alla dott. Fabbro: “…per i meriti acquisiti in Venezuela dove erano stati operati centinaia di bambini con gravi malformazioni congenite, che appartenevano a famiglie di modeste risorse economiche che mai avrebbero potuto rivolgersi alle costose strutture private. L’attività svolta da S.F.C. mantiene alta l’immagine italiana in Venezuela, non solo del volontariato italiano, ma anche del nostro sistema sanitario e del sistema Italia in generale”.

Tra gli invitati varie personalità della Comunità Italiana in Venezuela oltre a politici e figure istituzionali venezuelane, tra cui:
– il Nunzio Apostolico di Caracas e futuro segretario di Stato Vaticano Mons. Parolin,
– il Presidente Federazione Veneti nel Mondo Guglielmo Faccioli,
– il Direttore del quotidiano di Caracas “La Voce” Mauro Bafile,
– la sottosegretaria del Ministero degli Esteri Sara Lambertini,
– il Presidente del Consiglio Regionale dello Stato di Barinas Miguel Angel Leon,
– il Direttore dell’Ospedale Pediatrico Universitario di Caracas Huniades Urbina
– Medina,
– la Coordinatrice delle Specializzazioni di Chirurgia Pediatrica per l’Università Centrale del Venezuela Yamila Battaglini

Nonostante il particolare momento del paese il ritorno di SFC è accolto con molto entusiasmo e partecipazione dai colleghi venezuelani, alcuni dei quali erano stati coinvolti tra mille difficoltà, anche nella missione svolta a Santo Domingo nel 2012.

Negli Ospedali di Caracas e Barinas, vengono aperte le sale operatorie chiuse da mesi. Per ridurre il rischio di aggressioni il team viene ospitato nelle foresterie degli ospedali.

Ma il Venezuela era ormai precipitato in una crisi umanitaria senza precedenti, tra disastro economico, malessere sociale, povertà diffusa, violenza dilagante, ed isolamento politico internazionale. Non aveva più senso continuare a pensare a progetti di cooperazione…

Oggi, a distanza di soli 7 anni, con il più alto tasso di inflazione al mondo (10.000.000%), il paese affonda nella povertà assoluta e nella violenza; lo stipendio medio dei lavoratori è di 4-6 euro al mese e ci si ammazza per un pugno di fagioli (53 omicidi/giorno/100mila abitanti). Quattro quinti delle imprese venezuelane hanno chiuso definitivamente i battenti ed il paese ha perso ogni capacità produttiva.

Nel rapporto 2020 dell’International Rescue Committee, il Venezuela risulta tra i 5 paesi a più alto rischio umanitario, insieme a Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Siria e Nigeria.