Introduzione
Le “missioni operative-formative-didattiche” al St. Mary’s Hospital continuano ininterrottamente dal 2006, ed il progetto “SURGERY FOR CHILDREN” è sempre più integrato nei programmi dell’ospedale; in particolare per la dirigenza ha assunto grande rilevanza l’aspetto del trasferimento di competenze al personale locale.
Così, quando nel 2017 si è pensato di assumere un nuovo chirurgo, la scelta è caduta sul dott. Peter Kaiyma che aveva lavorato per 5 anni con il team di SFC durante le missioni al LH, dapprima come tirocinante e poi da specializzando dell’Università di Mbarara.
Si è ritenuto che, grazie all’esperienza acquisita, la sua presenza potesse essere utile per un ospedale con 125.000 accessi pediatrici all’anno (50% del totale), e che l’attività di chirurgia ricostruttiva delle malformazioni congenite, fino ad ora affidata soltanto al periodico supporto esterno, meritasse di essere inserita tra i servizi da offrire stabilmente alla popolazione.
La missione numero 13 si è svolta con la collaborazione di Fondazione Corti e Progetto Gulunap dell’Università Federico II di Napoli.
Team
I volontari italiani sono stati 18 (metà in ferie, gli altri in pensione, 5 alla prima esperienza di cooperazione internazionale), ma al team è stato aggregato anche il nuovo chirurgo dell’ospedale dr. Kaiyma;
- 3 chirurghi pediatri: Sergio d’Agostino (Vicenza), Bruno Cigliano, Antonio Savanelli (Napoli);
- 5 anestesisti: Stefano Antonelli (Massa Carrara),Camilla Gelormini e Giuseppe D’Amico(Roma), Domenico Faticato e Angela Iuorio (Napoli);
- 9 Infermieri: Stefania Forlenza (Torino), Anna Maria D’Oro (Napoli), Liana Barro, Patrizia Foglia e Paolo Cendron (Treviso), Federica Carbone (Padova), Anna Scuccato e Paolo Sausa (Vicenza), Franca Nulli (Imola);
- 1 coordinatore-fotografo Gioele Migotto (Treviso).
Lo svolgimento della missione
Il primo incontro con la calca dei pazienti in attesa nei cortili dell’ospedale, sotto gli sguardi dignitosi e profondi delle madri, e quelli curiosi ed impauriti dei bambini, in un’atmosfera surreale di speranza e disperazione insieme, è stato di grosso impatto emotivo per tutti, non solo per chi arrivava al LH per la prima volta.
130 sono stati i bambini visitati provenienti da varie aree del paese ed anche da Sud Sudan e Kenia; quasi tutti con le stesse malformazioni degli altri anni, complicate dalle abituali patologie associate: malnutrizione, HIV, prematurità, broncopolmoniti, anemia falciforme, malaria (ridotta però rispetto al passato); tutti malati ad “alto rischio chirurgico”, in un contesto dove manca la tecnologia con cui si è abituati a lavorare in occidente e dove c’è disponibilità solo di esami, diagnostica e strumentazione “essenziali”.
Per questo dall’Italia sono stati portati strumenti chirurgici delicati, presidi di anestesia per la chirurgia neonatale, sacche di nutrizione parenterale, cistoscopio e laparoscopio pediatrico, stimolatore muscolare ed alcuni farmaci specifici, mentre antibiotici, farmaci per anestesia ed antidolorifici sono stati acquistati direttamente in loco.
Le operazioni
Un centinaio sono state le procedure anestesiologiche effettuate e 67 gli interventi chirurgici: ano imperforato(12), megacolon agangliare (11), ipospadia (6), genitali ambigui (6), valvole uretra posteriore (3), chirurgia neonatale (8), malformazioni uro-genitali con incontinenza urinaria grave (5), piccola chirurgia (16); in 5 pz poi è stato necessario un secondo intervento a causa di complicazioni postoperatorie.
Tra gli interventi effettuati sono da sottolineare le 4 laparoscopie diagnostiche eseguite senza utilizzo di gas per il pneumo-peritoneo, in pazienti con genitali ambigui; si è trattato delle prime laparoscopie pediatriche eseguita non solo al LH, ma anche nel resto dell’Uganda.
Considerazioni finali
La grossa mole di lavoro svolta in tempi stretti e su pazienti con patologie ad “alto rischio” ha reso incalzanti i ritmi delle giornate; si è lavorato sempre su due sale operatorie e la presenza di 5 anestesisti nel team ha migliorato non solo le collaborazioni con i 2 anestesisti locali ed i numerosi tecnici di anestesia, ma anche l’assistenza in Terapia Intensiva.
Inoltre i continui confronti nel team, tra anestesisti, chirurghi ed infermieri, la fiducia reciproca e la collaudata integrazione con il personale locale, hanno consentito di superare i momenti di difficoltà senza problemi; in questo senso la presenza autorevole del dott. Kaiyma, per la prima volta aggregato al team come chirurgo strutturato, è stato un contributo prezioso sia in fase organizzativa che operativa; soprattutto è stato possibile condividere il peso delle scelte terapeutiche con chi conosce bene la realtà locale e sarà punto di riferimento per i pazienti pediatrici con problemi chirurgici di una regione con circa 5.000.000 di abitanti.
Così per la prima volta in 13 missioni, 24 pazienti che non hanno trovato posto nelle sedute programmate, sono stati affidati ad un chirurgo locale, dr. Kaiyma, dopo averne condiviso il programma chirurgico, ed all’ospedale è stato donato un “prezioso” stimolatore muscolare per la chirurgia ricostruttiva delle malformazioni ano-rettali.
18 pazienti in precarie condizioni di salute invece, sono stati rinviati alla prossima missione del 2019.
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