Periodo
1998
Luogo
Tanzania, Africa Orientale
Collaborazioni
CUAMM, Padova
WOPSEC, Parma
Panoramica del paese
Nel 1998 la Tanzania viveva l’onda lunga del “socialismo africano” propugnato da Julius Nyerere guida del paese dal ‘54 al ‘90, dapprima per quasi 30 anni come 1° presidente della Repubblica, e poi da Presidente del Partito da lui fondato “Tanganyika African National Union”. Egli era riuscito a portare la Tanzania all’indipendenza senza spargimenti di sangue, ed il suo socialismo “non allineato” basato sull’unità nazionale, sull’economia sostenibile, sulla riduzione del divario tra poveri e ricchi, e sull’accesso alla salute e all’istruzione per tutti, aveva dato una stabilità politica sconosciuta agli altri paesi della regione, alle prese con i numerosi problemi che emergevano con i percorsi verso l’indipendenza.
Se la politica socialista di Nyerere aveva avuto effetti positivi dal punto di vista sociale e culturale, non si poteva dire lo stesso per gli effetti sugli aspetti economici e sanitari.
Il sistema sanitario tanzaniano era stato sviluppate per soddisfare i bisogni di salute di base della popolazione secondo i principi della PHC con servizi d’urgenza per chirurgia, traumatologia ed ostetricia, strutturati in maniera capillare su tutto il territorio, ma con assistenza ospedaliera e qualità delle cure mediche carenti. C’era grande divario tra città e periferia dove i pochi medici qualificati, erano restii a trasferirvisi per l’eccessivo isolamento; e così per coprire il fabbisogno erano nati gli Assistant Medical Officer, figure intermedie tra medico ed infermieri, con soli tre anni di formazione. Ma il paese dipendeva in maniera significativa dagli aiuti esterni.
Scenario della missione
Le attività di cooperazione sanitaria in ambito di chirurgia pediatrica specialistica svolte dal dott. d’Agostino dal 1995 al 1997 avevano suscitato la curiosità della dott.ssa Marzia Franzetti, infettivologa dell’Ospedale di Vicenza e responsabile di progetti di salute materno-infantile in Tanzania per conto del CUAMM (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari).
Il CUAMM, ONG di Padova era da anni impegnata nel sostegno alla “Primary Health Care” in Africa.
A 20 anni dalla dichiarazione di Alma Ata (1978) nella quale la P.H.C. era stata la strategia individuata per il raggiungimento dell’obiettivo “Salute per tutti entro l’anno 2000”, erano diventati palesi i limiti della comunità internazionale nell’adottare politiche capaci di garantire contemporaneamente sia lo sviluppo sociale ed economico dei paesi “poveri” che la riorganizzazione dei sistemi sanitari; ci si era avviati verso la “Selective Primary Health Care”, approccio verticale basato su prevenzione e cura delle malattie con maggiore mortalità e morbosità, approccio più adatto alle esigenze politiche ed economiche dei Paesi donatori e degli organismi internazionali, e di grande convenienza economica e mediatica.
Tra le malattie a maggiore rilevanza c’erano quelle correlate alla salute materno-fetale: aborti, mortalità materna, mortalità neonatale, e malformazioni congenite, tutte malattie collegate a percorsi non “sicuri” della donna in gravidanza e durante il parto ma con ricadute anche sul feto/bambino.
Le Malformazioni Congenite però, pur essendo insieme ai traumi, tra le più frequenti cause di disabilità <18 anni, erano ancora sottostimate e trascurate sia dalle istituzioni internazionali che dai governi locali.
La dott.ssa Franzetti così in base alla sua esperienza diretta, propose una missione specialistica breve di chirurgia pediatrica in Tanzania, presso l’ospedale rurale di Tosamaganga, ospedale supportato da personale sanitario collegato al CUAMM sin dal 1964.
La missione chirurgica pediatrica proposta dalla dott.ssa Franzetti ed approvata dal CUAMM, aveva il sostegno economico dalla WOPSEC di Parma.
Atterrati a Dar es Salam pernottammo presso la foresteria del CUAMM ed il viaggio riprese il giorno dopo in Jeep, su una lunga strada asfaltata che attraversava in direzione sud, il vasto altopiano centrale tra i 1.000 e 1.400 metri d’altitudine. Il paesaggio era splendido: pianure di terra rossa, boschi di conifere ed aree seminative sotto un cielo azzurro e luminosissimo.
Arrivammo a Tosamaganga dopo 8 interminabili ore di viaggio, il piccolo villaggio nella savana era cresciuto disordinatamente attorno all’ospedale e la guest house era all’interno, tra i padiglioni dell’ospedale.
L’area era molto povera, ad altissima incidenza di AIDS e Malaria ed i morti in ospedale erano tanti.
Ogni giorno.
Morivano le madri durante il parto ed anche i neonati (qualcuno malformato…), si moriva per ustioni trascurate, per infezioni su ferite banali, per morso di serpente… ed i bambini malnutriti erano tanti.
Si è lavorato poco in sala operatoria, in gran parte in urgenza, ma molto in corsia, e le giornate erano lo stesso intense…, sia per i problemi sul lavoro e sia per le riflessioni sul contesto sanitario.
Era la prima missione in Africa… e le differenze con la realtà del Bangladesh e della Colombia erano abissali.
Poi, nonostante la profilassi, arrivò anche la malaria… Solo la lunga esperienza “africana” del dott. La Porta evitò che la nostra missione si trasformasse in tragedia.
Alla fine era evidente l’assoluta inutilità di un’attività specialistica di supporto per la chirurgia pediatrica in un ospedale rurale come quello di Tosamaganga in cui le priorità erano ben altre.