Introduzione
Il clima di insicurezza e provvisorietà presente nel paese e lo stato di agitazione del personale sanitario contro le politiche privatistiche del governo ha decisamente condizionato le attività. Le 16 sale operatorie dell’ospedale regionale “Erasmo Meoz” attrezzato come un ospedale di guerra, funzionavano solo per le urgenze, che in pratica ferite da arma bianca o da sparo e traumi.
Non c’era spazio per la chirurgia elettiva e le attività erano state programmate presso la “Unidad Basica Materno Infantil Puente Barco-Leones”, struttura attrezzata esclusivamente per la chirurgia in Day-hospital. I pazienti con necessità di assistenza post-operatoria prolungata a fine giornata dovevano essere traferiti nell’ospedale regionale e ricontrollati la mattina successiva prima della seduta operatoria. I trasferimenti in taxi avvenivano sotto scorta.
Team
L’equipe italiana che doveva restare sempre in gruppo, era formata da:
– Sergio d’Agostino, Team Leader, chirurgo pediatra, Ospedale S. Bortolo di Vicenza
– Antonio Savanelli, chirurgo pediatra, Univesità Federico II, Napoli
– Maria Teresa Palladino, anestesita, Ospedale Santobono, Napoli
– Adriano Ventura, chirurgo pediatra esperto in chirurgia plastica, Ospedale Annunziata, Cosenza
– Liana Barro, infermiere di sala operatoria, Ospedale Cà Foncello di Treviso
Completavano l’equipe, un anestesista colombiano, i 6 infermieri colombiani della struttura ospitante, ed un nutrito gruppo di assistenti sociali che mantenevano i complessi contatti con il territorio; dopo la prima settimana si è aggiunto il chirurgo plastico Carlos Fernandez in sostituzione del dott. Ventura costretto a rientrare in Italia per improvvisi problemi in famiglia.
Conclusioni
La lista operatoria preparata dal prof. Hernandez, primario pediatra dell’ospedale regionale, inizialmente prevedeva 120 pazienti da mesi in lista di attesa e senza assistenza sanitaria, ma poi furono inseriti anche pazienti provenienti dai campi profughi per un totale di 192 pazienti. Le patologie: 53 labiopalatoschisi,
8 ipospadie, 10 interventi di chirurgia plastica su base malformativa, 6 esiti di ustione, 1 ano imperforato, 1 idronefrosi, 6 varicoceli, 25 orchidopessi ed 82 tra ernie, idroceli e fimosi; circa il 10% di questi eranoi re-interventi. Si lavorava su due sale operatorie, dagli 8 ai 13 interventi al giorno.
Il clima di collaborazione tra i due gruppi sanitari nella “Unidad Basica Materno Infantil Puente Barco-Leones” è sempre stato molto positivo. Un certo disagio è derivato dal fatto che i pazienti venivano visti direttamente il giorno dell’intervento senza possibilità di condividere preventivamente le indicazioni chirurgiche; inoltre, lavorando in una sede distaccata dall’ospedale, non c’era la possibilità di interagire in tempo reale con i colleghi per i pazienti che rimanevano ricoverati.
Il primo controllo post-operatorio è stato effettuato a tutti i pazienti, mentre il follow-up a medio termine solo agli operati nei primi 10-15 giorni, ed è stato difficile avere informazioni sul follow-up a lungo temine. Eravamo però d’accordo con le istituzioni locali entusiaste dell’esperienza, di ripetere la missione a breve nell’arco di qualche mese, ma i progetti della WOPSEC erano diversi e con nostro grande rammarico non siamo più riusciti a tornare a Cucuta.