Periodo
1995
Luogo
Colombia, America del Sud
Collaborazioni
WOPSEC, Parma
Panoramica del paese
A metà degli anni 90 la Colombia era nel pieno dell’articolata e sanguinaria guerra civile iniziata sin dagli anni ’60, che di volta in volta vedeva coinvolti:
1. l’esercito governativo sostenuto dagli Stati Uniti che in Colombia controllavano miniere e riserve petrolifere, produzione di gas ed elettricità, coltivazioni di banane, ed erano interessati a distruggere il mercato della droga,
2. i diversi gruppi di guerriglieri espressione del risentimento popolare contro politiche governative considerate inique (tra i più attivi le Forze Armate Rivoluzionarie -FARC- e l’Esercito di Liberazione Nazionale -ELN- fondato dal sacerdote Camilo Torres morto in combattimento), accusati anche di trarre profitto dal traffico di droga,
3. oltre 140 gruppi paramilitari fuoriusciti dell’esercito governativo, armati e finanziati dai grandi latifondisti (4% dei proprietari terrieri possedeva 67% delle terre produttive), nati per combattere la guerriglia ma che in alcuni momenti conducevano una guerra aperta contro lo Stato,
4. la mafia del narcotraffico.
I tentativi di dialogo tra governo e guerriglieri all’inizio degli anni 90 avevano portato ad una nuova costituzione che prevedeva la subordinazione dell’esercito al governo, la smobilitazione della guerriglia, la depenalizzazione dei crimini contro i civili e l’ingresso dei guerriglieri nella vita politica, ma il processo di pace era ben presto entrato in crisi.
Di fronte all’aumento delle violenze e dei sequestri di persona, il governo avviò una “guerra totale” contro narcotrafficanti e ribelli ed in tutto il paese si diffuse un clima di insicurezza sociale.
Entrarono così nella quotidianità violazioni dei diritti umani da parte di esercito e paramilitari, massacri di massa, sparizioni forzate di sindacalisti, politici, attivisti ed indigeni, e le masse contadine furono costrette all’esodo dalle aree di maggior conflitto (i desplasados) o alla coltivazione della coca, unica possibilità di lavoro e di guadagno. Il paese, con oltre il 45% della popolazione al di sotto la soglia di povertà, si sosteneva con il narcotraffico e lo stato non era più in grado di garantire né l’assistenza sanitaria né l’istruzione.
Così quando nel 1994 le elezioni presidenziali furono vinte da Ernesto Samper, egli sotto le pressioni degli Stati Uniti, pose al centro del programma di governo la lotta al narcotraffico, lasciando però ai guerriglieri delle FARC e dell’ELN lo spazio per espandersi proprio grazie ai profitti dal traffico di coca nel sud del paese.
Nonostante gli interventi del governo infatti le aree dedicate alla coltivazione della coca crescevano a dismisura ed il fenomeno non veniva frenato né dalle fumigazioni sostenute dagli Stati Uniti, né dai piani di sviluppo alternativo di coltivazioni legali, evidentemente meno redditizie. In questo periodo la Colombia arrivò ad ospitare il 40% delle superfici del mondo coltivate a coca.
I programmi di riforme vennero poi sconvolti nel settembre 1995 a causa dell’accusa (non dimostrata) fatta a Samper di una campagna presidenziale sostenuta dai narcotrafficanti. Il governo in risposta, intraprese operazioni militari contro le FARC, ma i guerriglieri, che potevano contare su un esercito di quasi 20.000 uomini, ottennero i maggiori successi; numerosi militari furono presi in ostaggio e vennero attaccate anche infrastrutture strategiche come centrali idroelettriche, oleodotti, e grandi arterie di comunicazione.
Il 1995, con 650 morti e circa 1200 feriti fra le forze governative sarà l’anno più sanguinoso per la Colombia fino a quel momento, ma la guerra tra il governo ed i gruppi di guerriglieri continuerà ancora per alcuni anni diffondendosi in tutto il paese ed arrivando a colpire anche la capitale Bogotà.
Scenario della missione
La missione rientrava nell’ambito dei progetti di collaborazione sanitaria internazionale avviati nel 1993 in Colombia a Medellin, dalla W.O.P.S.E.C. (World Organization Pediatric Surgery Emerging Countries); si è svolta nella città di CUCUTA, 700.000 mila abitanti, ai piedi della Cordillera Orientale delle Ande al confine tra Colombia e Venezuela, capitale dello Stato di “Norte de Santander”.
Il contesto in cui si è svolta la missione pertanto, nel novembre 1995, era di grande insicurezza sociale con scontri quotidiani fra guerriglieri, narcotrafficanti ed esercito, e rapimenti per richieste di riscatto; erano ancora nelle mani dei rapitori anche 2 ingegneri petroliferi italiani ed il Ministero degli Esteri aveva dato parere negativo alla partenza. La notizia però arrivò in ritardo, riportata dal Console Italiano Giovanni Martin quando già eravamo a Cucuta.
A Bogotà fummo accolti dal coordinatore locale della WOPSEC Mario Carron (che contemporaneamente lavorava anche per un’associazione che si occupava di adozioni), ed insieme, il giorno successivo partimmo in aereo per Cucuta. Tutte le spese di viaggio furono sostenute dalla WOPSEC, per il resto la filosofia dell’associazione era di puntare sulla collaborazione con istituti missionari per avere poi, grazie alla loro mediazione, il coinvolgimento delle componenti politiche ed economiche locali.
Ad attenderci a Cucuta oltre al Console Italiano, il Governatore dello Stato Sergio Entrena Lopez, il responsabile medico della missione prof. Esteban Hernandez, e Roberto Maestrelli Padre Scalabriniano che, grazie alla sua umanità ed alla conoscenza del complesso contesto sociale, diventerà la nostra principale figura di riferimento per tutta la durata della missione.
Egli seguiva i desplasados, per lo più campesinos costretti dalla guerriglia a lasciare le proprie case ed il proprio territorio trasformato in aree per le coltivazioni della coca; vivevano in centinaia di migliaia ammassati in un enorme campo profughi alla periferia della città con la speranza di riuscire ad entrare in Venezuela, considerato un paese sicuro dove ricominciare una nuova vita.
Sui media locali veniva riservato molto spazio alla missione italiana venuta ad “aiutare” il popolo colombiano in difficoltà.
Negli ospedali da mesi mancavano farmaci e presidi sanitari ed i dipendenti non ricevevano lo stipendio; l’inefficienza del sistema sanitario pubblico danneggiava soprattutto la popolazione indigente perché chi aveva disponibilità economica poteva rivolgersi senza problemi alla sanità privata.
Il Governo del “Norte de Santander” sostenne le spese per i pazienti e quelle dello staff sanitario locale, mentre la compagnia petrolifera nazionale Ecopetrol le spese per l’ospitalità al gruppo italiano.
L’impatto con la città fu sconcertante; era sporca, caotica e pericolosa e la povertà evidente ovunque; in giro oltre ai numerosi militari armati c’erano tantissimi civili che scorazzavano in moto con i mitra a tracollo.
Noi siamo stati affidati ad una guardia del corpo 24/24 ore per tutta la durata della missione.
Nonostante qualche iniziale difficoltà organizzativa, il gruppo italiano si è ben inserito nel contesto locale trovando rapidamente il feeling con lo staff sanitario con il quale ha lavorato con dedizione ed impegno per quattro settimane.
Alla fine furono operati non solo i pazienti segnalati dagli assistenti sociali al prof. Hernandez, ma anche i desplasados al di fuori delle liste ufficiali segnalati da Padre Roberto.
Il clima di collaborazione tra i due gruppi sanitari, l’empatia sviluppatasi nelle relazioni personali e la qualità del lavoro svolto crearono un clima di grande entusiasmo attorno alla missione al punto che il Governatore dello Stato con grande sorpresa, decise di gratificare i volontari italiani con una breve vacanza a Cartagena nel week-end precedente al rientro in Italia, e di chiedere a WOPSEC la conferma dei volontari anche per una missione successiva da ripetere a breve.
I programmi dell’associazione però erano diversi ed a Cucuta l’anno successivo fu inviata una equipe che con la precedente aveva in comune solo l’anestesista…, la quale era però interessata principalmente all’adozione di un bambino colombiano.
Il clima in cui si è svolta la 2° missione è stato completamente diverso; i risultati furono considerati soddisfacenti… ma la WOPSEC successivamente, non ha più organizzato missioni a Cucuta.